lunedì 22 maggio 2017

(parentesi di me): le mie elementari - parte 2 -

foto da web

Se vi siete persi la prima parte leggete qui.

Ritornando alla Maestra... i miei hanno rifiutato l'insegnante di sostegno, spiegandole che a casa ero una bambina normalissima: giocavo, parlavo e mi comportavo come le bambine della mia età... e i miei genitori per primi avrebbero segnalato alla Maestra delle anomalie, se ci fossero state.
Mio Papà mi suggerì di alzare la mano anche quando non sapevo la risposta e, quando invece pensavo di saperla, di alzarla in un modo esagerato facendomi notare (tipo io..io...iooooo!!!).
Questa che io definisco "ginnastica del braccio" funzionò. Al colloquio successivo la Maestra disse che ero molto migliorata... anche se non mi faceva rispondere mai.
Inutile dire che il mio livello di attenzione era pari a prima, nulla era cambiato per me e, siccome questa cosa di alzare la mano per far notare che ero presente non faceva parte del mio essere, ripiombai nella situazione iniziale.

I miei voti non erano eccellenti e non ero per niente stimolata a migliorami.
Non ero neppure "tra le sue grazie", diciamolo...
La parola "discreto" era quella più frequente e, in ogni pagella il solito neo "Segue gli argomenti programmati con attenzione, ma scarsa partecipazione (oppure: ma senza fare interventi)".

Ora: spiegatemi come un bambino possa seguire e non partecipare? Se segue, sta già partecipando...
se non ti va bene, coinvolgilo, fai delle domande, rendilo partecipe, tienilo un po' più vicino a te per dargli sicurezza?
Che poi... che fastidio potevo dare a stare nel mio brodo?
Ero presente solo fisicamente... per fortuna non sapevo smaterializzarmi... lo avrei fatto volentieri ma, allora, anche andare in bagno era un'impresa.

All'epoca la carta igienica della scuola non era in bagno ma nell'armadietto dell'aula, quindi, chi doveva fare qualcosa più della pipì chiedeva "Signora Maestra, posso andare ai servizi?", si alzava, si recava all'armadietto, prendeva la carta igienica e andava in bagno (con tutti gli altri bimbi che ridacchiavano sotto i baffi... "deve fare la cacca!"). Prima di almeno un quarto d'ora non rientrava nessuno dal bagno, anzi, avevo compagni di classe che si chiudevano dentro delle mezz'ore (forse perché non ne potevano più della Maestra :) ).
Una mattina scappa anche a me, faccio tutta la tiritera e... dopo 5 minuti (giuro, avevo l'orologio, non sono passati più di 5 minuti), arriva la Maestra in bagno tutta agitata a cercare i miei piedi dallo spiraglio della porta "Elisabetta... dove sei? Stai male?" "No, sto facendo la cacca".
...E se anche mi lasci in pace due minuti in bagno, non muore nessuno... avrei voluto aggiungere.
Eppure si vede che, per Lei, ero troppo lenta anche in quel momento...
Da allora, non sono più andata in bagno a scuola per il timore che mi venisse a cercare anche lì.
Poi, passata in altri istituti, l'abitudine di trattenere tutto mi è rimasta... :(

Anche verbalmente, essendo già di carattere un po' chiusa di mio, i cinque anni delle elementari non hanno fatto altro che chiudermi ancora più a riccio, facendomi sentire insicura e intimorita dalla sua figura. La cosa che mi fa più incavolare è che Lei non mi abbia mai né capito né accettato per quella che sono, oltre a non aver tentato di aiutarmi a cambiare, a migliorarmi... visto che, ai suoi occhi, avevo così tanti difetti.

Ricorderò sempre un giorno in cui interrogò su alcune letture fatta a casa.
Mi accorsi che premiava chi non necessariamente riassumeva la storia (io avevo un potere di sintesi molto sviluppato nelle mie interrogazioni... un minuto ero al mio posto), ma chi ripeteva lo stesso concetto più e più volte con sicurezza. Provai anche io... la presi come una sfida, la lettura era "L'unione fa la forza": in poche parole spiegava il perché alcuni pesci si muovono in branco. Una lettura orrenda, senza fantasia, era bella solo l'immagine del mare e dei pesciolini gialli che nuotavano.
Mi invento un discorso sull'unione, sul collaborare per aiutarsi, facendo collegamenti tra animali e persone (nulla rispetto a quello realmente scritto), ripeto lo stesso concetto più volte, ma in modo leggermente diverso, come una macchinetta, praticamente commentando solo il significato del titolo... avrei potuto non aver letto un tubo... la Maestra non riesce ad intervenire più di tanto, gli parlo anche sopra (tiè!) e alla fine mi ferma con un gesto della mano (tipo vigile)... risultato? mi porto a casa un BENE.
Non credo per quello che abbia detto (che, probabilmente, condivideva) ma per il COME l'abbia detto.
Peccato non faccia la venditrice del folletto, ora. Perché ripetere così, secondo me, non è dimostrare di aver studiato o letto... ma dare aria alla bocca.

Ne avrei di aneddoti da raccontare... ma il solo pensiero di farli riaffiorare mi mette di malumore.

Con il passare degli anni, nel corso della mia vita e in diverse occasioni, mi è capito ancora di imbattermi in persone che mi consigliano lo psicologo, il neuropsichiatra... sarò matta, riservata o implodo quando davvero mi fanno incavolare... ma son così... e sono consapevole di non poter piacere a tutti! :)


5 commenti:

  1. Cavoli, davvero qualcuno te lo consiglia?!? A me sembri più che normale e neppure eccessivamente timida! Mi sa che la tua maestra aveva sbagliato mestiere o lo faceva senza nessuna passione...peccato che ti abbia rovinato cinque anni di vita scolastica!

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    1. ... diciamo che con le persone che mi hanno accennato lo psicologo non ci siamo "acchiappati al primo sguardo"... e comunque io ne avrei consigliato uno bravo a loro ma, non per timidezza ma per educazione, me lo sono tenuto per me...
      Mi consola il fatto che, altra gente oltre a me, ha trovato nelle stesse persone scortesia, poca professionalità e giudizi affrettati... a conferma che non sono solo io la pazza di turno...!!!!
      Per fortuna, qualcuno, mi ritiene più che normale :)
      Un abbraccio Eli

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  2. Mannaggia! Lascia davvero l'amaro in bocca, questo tuo resoconto, e la dovizia di particolari con cui ricordi anche i singoli episodi sono il segno evidente che ti hanno scossa molto. Credo però che la tua realizzazione personale, di moglie, mamma, professionista - e blogger creativa, of course! siano la risposta più eloquente a tanto accanimento. Semplicemente, come in tutte le professioni, vi sono insegnanti che hanno sbagliato mestiere. Sta alla perseveranza e all'intelligenza di chi, seppur piccino, lo avverte, trovare per altre vie le forze e le risorse per crescere bene, ed anzi alla grande: tu l'hai fatto e perciò...bravissima!

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    1. Grazie Kiara! Non ho fatto tutto da sola, i miei genitori e la mia famiglia, a modo loro e con il loro esempio, mi hanno fatto capire che sul mio cammino non sempre avrei trovato il sole e la strada in discesa, e che le fatiche e i sacrifici, con il tempo, avrebbero dato poi i loro frutti... e in cuor mio spero di riuscire a trasmetterlo anche ai miei figli, anche se è un messaggio un po' controcorrente...
      Un abbraccio Eli

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    2. Daccordissimo con te. L'esperienza, soprattutto quella "tosta" come la tua, insegna, e mio parere molto/troppo spesso, ai nostri giorni, i nostri figli vivono in una sorta di bozzolo ovattato, una bolla sospesa ed irreale che spesso gli creano attorno i genitori stessi pensando che "protezione" sia la cura per tutti i mali. Graffi, sbucciature e cicatrici, invece, giocano (anche) la loro parte! Baci!

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