mercoledì 10 giugno 2020

Fase 3: non tutto è come sembra

E poi arriva quel giorno, dove ritiri il pacco delle cose dell'armadietto della materna, in un sacchetto giallo, della spazzatura ma giallo, forse per renderlo meno triste di quello che è già.
Perchè "ritirare i tuoi effetti" suona tanto come se qualcuno fosse morto, non hai la certezza che in quel posto ritornerai perchè le tue cose non ci sono più... è un po' come essere licenziati con "se abbiamo bisogno ti chiamiamo" oppure un "le faremo sapere".

Non hai nessuna certezza, nessuna fiducia nè in te nè nell'altro.

Ed è questo che ho interiorizzato nella fase 3: non tutto è come sembra, nel bene e nel male.

Gli affetti più vicini, in cui riponevo più speranze, li ho sentiti meno accanto di come potevo immaginare...
Quelli più lontani, che forse vivevano la mia stessa situazione o non faticavano ad immaginarla, mi hanno accompagnato con qualche chiacchiera, qualche mail, considerazione, riflessione, incoraggiamento.
Non mi aspettavo niente da nessuno, intendiamoci, ma ho avuto la sensazione di essere davvero sola, oltre al distanziamento e, per me che sono un orso di natura e normalmente non è mai stato un grande problema, questa volta è pesato un pochino di più.

Sembra sciocco, ma la mascherina copre una serie di espressioni facciali che sono di un'importanza eccezionale.
L'altro giorno ero in coda in un negozio e, davanti a me, c'era una mamma con una bimba che avrà avuto 4 anni, forse qualche anno in più... ed eravamo tutti con la mascherina.
I nostri sguardi (il mio e della bimba) si sono incrociati e, d'istinto, mi è venuto da sorriderle.
La bambina non ha visto il mio sorriso e ha tolto lo sguardo, serio, annoiato dalla coda.
Mi si è spezzato il cuore... negarle un sorriso mi è parso una colpa.
Mi è sembrato di imbavagliare i sentimenti positivi.
Un sorriso, come un gesto gentile, è contagioso, ti riempe il cuore.
Ecco, a me lo ha svuotato.
E mi sono resa conto di quanto i bambini non abbiamo la percezione di un'emozione o di uno stato d'animo con una parte di viso coperto.

In un altro negozio mi è capitato di chiedere delle cose, ma di non essere capita.
Il labbiale in alcuni casi è davvero fondamentale, quando il tono è basso o quando si parla con un accento diverso. E' come se mancasse un tassello di un puzzle che prima davamo per scontato.

Ad un altra coda, ho trovato una mamma che conosco di vista, con cui non ho molta confidenza. Di solito, forse un po' imbarazzate entrambe, ci salutiamo sempre con un sorriso. Ma sotto la mascherina non è la stessa cosa... gli occhi ridono... tra adulti è diverso... e ci viene quasi da ridere come due sceme perchè ci sorridiamo a vicenda  ma con la faccia coperta.

Ma non tutto è come sembra.
Un giorno decidi di gonfiare le gomme della bici grande, disperata perchè con quella piccola senza rotelle non c'è proprio verso di trovare l'equilibrio e poi, in due giorni, dopo mesi/anni di tentativi, vai.
Con quel manubrio un po' a zig-zag, con le mani strette che lo impugnano tanto da rimanere i segni sul palmo, non hai più paura, vai.
Sei riuscito, hai raggiunto un altro piccolo traguardo dell'autonomia.
E mi emoziono, perchè cresci davanti a me.

Ma non tutto è come sembra.
Per una mamma ogni piccola conquista è un giro di boa, e allora anche quando il piccolo ti dice con fermezza che vuole farla seduto sul water, tu ce lo posi con le dita incrociate sperando che sia la volta buona. E quando entrambi sentite "plof", parte un festeggiamento di tre giorni. E scopri che con tanta, tanta pazienza, alla fine si riesce, anche laddove di speranze non ne avevi più.

Ma non tutto è come sembra.
Sono mancate persone che si conoscono e che non si conoscono, ma ognuna di esse mi fa riflettere. Ripenso a quel papà che, nell'attesa fuori da scuola, radunava attorno a sè un gruppetto di chiacchiere leggere.
Poi a quel gruppo di amici con gli occhi rossi e lucidi, sotto gli occhiali scuri.
Sembrava una persona serena, positiva, sorridente. E invece chissà cosa aveva dentro.
Penso a chi ha capito che non sarebbe più tornato a casa, solo, in ospedale.
Penso a chi lotta da anni contro un male più grande, che maledettamente ritorna e ti porta via ogni speranza, ogni respiro, ogni affetto, senza poter decidere diversamente.
Ed io che mi lamento mi faccio ancora più rabbia, perchè non apprezzo quello che ho e forse non riesco a trasmetterlo nemmeno a chi mi sta intorno.

Ma non tutto è come sembra.
Non sarà bello andare a scuola ma, dopo questi mesi, cosa dareste per ritornarci ancora...?
Ci sono scuole in Italia senza carta igienica, con i banchi e le sedie rotte, con i muri e i soffitti che crollano, con le palestre inagibili, la lim che la scuola ottiene con i punti del supermercato, ma le più alte menti riunite insieme cosa pensano di fare? Stanziano fondi per... la rete e la fibra.
Ma viviamo tutti sullo stesso pianeta? Ma ci sono mai entrati loro in una scuola?

E poi ci sono gli insegnanti con gli attributi che organizzano di vedersi distanziati in un parco, per un saluto che non sia virtuale, che sia guardarsi negli occhi e parlarsi davvero... seppur per pochi istanti, perchè si vada oltre l'insegnamento della materia, ma dell'essere al mondo e insegnare a vivere, soprattutto ai bambini e giovani, lasciare loro un segno profondo, un ricordo indimenticabie e vero, di rispetto verso gli altri, di responsabilità e di coraggio nel fare il primo passo quando nessuno osa farlo. Perchè, anche in sicurezza, è il cuore che lo detta, non una imposizione, un dovere.

Che poi io davvero non la mando giù... anche la didattica a distanza prende il nome del papà, DAD, quando sono il 99% le mamme che corrono per fare i compiti... fotocopiano, leggono, spiegano, correggono, scattano foto e spediscono...
Che fanno da maestra/madre/lavoratrice insieme, senza avere un titolo per la prima, il giusto tatto per come affrontare la situazione la seconda, sbagliando, incazzandosi, urlando, piangendo e poi rialzandosi e trascinarsi nei giorni a seguire, senza una fine, senza un piano, senza una parola a chi pone delle domande sul nostro futuro: i bambini, i giovani.

Perchè non tutto è come sembra.
Sono piccoli, sono giovani, si adattano, ma non sono scemi.
Capiscono e interiorizzano molto di più di un adulto.
E quello che vivono oggi, se lo porteranno dietro domani.




lunedì 27 aprile 2020

Fase 2

Siamo alle soglie di quella che chiamano Fase 2 che, sostanzialmente, per le mamme è identica alla precedente.

Non si contano più i giorni, non si contano più le settimane, qui si parla di mesi.
Dopo la prima rabbia divenuta rassegnazione, personalmente sono passata alla riflessione tramutata in esaurimento, per poi tornare alla delusione.

Si, delusione... perchè sotto i miei occhi vedo un'Italia disunita, polemica, poco costruttiva e disorganizzata. E' vero, non è una situazione facile, non ci sono decisioni facili da prendere, c'è di mezzo la salute e probabilmente nemmeno chi è al vertice ha i dati necessari per capire come agire, in quale parte proseguire.
Se le direttive hanno poco senso, pochissimi, nel loro piccolo vertice, alzano la manina per proporre modifiche e, ancora meno, decidono di cambiare rotta e prendere la guida del proprio Paese.
Ma il problema di fondo è un altro. La sensazione è che nessuno si voglia prendere la responsabilità di fare qualche cosa per paura di essere attaccata, di sbagliare e, francamente, le maschera del paraculo e delle code di paglia sono quelle a cui darei fuoco.
Emettono decreti senza pensare alle conseguenze, non hanno alternative, altri piani, non hanno nemmeno qualcuno da cui copiare... quando dall'altra parte si propongono cose, vengono segate a priori, anzi, tra gli stessi concittadini, invece di trovare una soluzione, per il bene comune, c'è un attacco verbale ancora più feroce. Ognuno guarda il proprio orto... il genere umano con comprende come vivere dai propri errori, persevera e ricomincia da capo. Che delusione...

Prima di trovare una soluzione concreta per l'istruzione, si discute su come mettere in sicurezza gli impianti balneari... O__O  forse le vacanze sono un argomento di discussione più importante, vengono al primo posto, anzichè la scuola.

Ma torniamo alla mia realtà.
Vagando nel web, unico punto di incontro con il genere umano che abbia più di 8 anni compiuti, ho trovato artisti che mi hanno fatto pensare e ragionare su me stessa. Mi sono accorta che diversi processi dello studio dell'immagine e dell'arte, volenti o nolenti, li avevo o li ho attraversati anche io.
Solo che, queste persone, oggi sono artisti con un nome affermato, riconosciuto, hanno scritto libri, hanno inquadrato il loro genere e cercano di diffonderlo ad altre generazioni.
Io, forse per paura di intraprendere una strada non battuta e non avendola ben ancora chiara in testa, ho preferito prendere quella più sicura, quella che già conoscevo, rimanere nella mia "confort-zone", che mi assicurava di pagare il mutuo/le tasse senza dovermi tirare il collo... ho preferito non rischiare, non lasciarmi andare, come spesso faccio anche in altri ambiti, per carattere, mi sono tirata indietro perchè, come prima cosa, non sono sicura di me, non prometto cose in cui non ho la certezza di riuscire, perchè voglio siano fatte bene, non ho rischiato perchè devo avere tutto sotto controllo ma poi crollo, mentalmente, e sclero.
In questi giorni ho avuto questa percezione di me stessa.
Ma sono giornate talmente strane, piene e vuote allo stesso tempo, che il tempo, con due bambini al seguito, si esaurisce alla sera senza un incentivo, un barlume di idea e, qualora qualcosa dovesse venire, è continuamente a intermittenza, interrotta tra un "devo fare la pipì", "Mamma vieni!" ecc. ed è snervante, almeno per me.

Proprio in questi giorni ho imparato che, alcune persone con cui mi incontravo abitualmente, non mi mancano per niente... altre lontane, invece, sono diventate quelle che vorrei rivedere per prime. Strano no...?

Credo che una delle parole che ho ripetuto più spesso in questo periodo sia stata "Basta", detta con un'esasperazione che rasenta la follia e l'esaurimento.
Ho pianto, ho gridato in bagno... sì, lo ammetto.
Ho detto anche cose che non avrei dovuto dire... e non intendo solo parolacce... ma cose che in quel momento sentivo davvero di dire ma che non fa piacere ascoltare.

La parte uno/due dei social è che qualsiasi donna, che sia sigle-moglie-mamma- plurimamma, ha dentro sè un rancore e una rabbia in questi giorni che potrebbe sputare fuoco tipo un drago.
Qualsiasi commento o racconto uno faccia, c'è SEMPRE (e sottolineo SEMPRE) qualcuna che ha la verità in tasca, deve dirti la sua (anche quando non è richiesto) e deve avere per forza ragione fino all'ultima battuta.
Ho letto dispute da brividi dove un sano vaffa alla fine, forse, sarebbe stato meno tagliente di certe parole.
Tante volte mi sono trattenuta dal commentare perchè, nell'arena di facebook in modo particolare, nessuno ascolta nessuno e tutti devono dire tutto.
Risultato: non si arriva da nessuna parte.
Ognuna ha una realtà diversa, quello che a te va bene a me potrebbe essere scomodo e viceversa ma, se io leggo l'osservazione di una persona, ci ragiono, cerco di capire cosa mi sta dicendo... non è che devo per forza avere ragione o torto solo io o solo lei, non è una gara con un vincitore finale.
Vince chi si capisce, chi si ascolta, chi trova risposte e soluzioni, chi propone, chi valuta, chi cerca di capire nonostante tutto... che non sono cose facili, intendiamoci, ma nemmeno impossibili.

Io che nella mia ignoranza pensavo che azzolina fosse un sinonimo di cazzarola... sono rimasta amareggiata dal fatto che la figura della donna, ancora una volta, è stata screditata proprio da una donna. Invece di andare avanti, si torna all'età della pietra... la donna è vista solo e SOLA come chi DEVE curare il focolare e la prole. Punto. Tra i due genitori, quella a cui viene posto il fardello di casa e figli è sempre la donna. La donna la ha partoriti, per carità, ma non li ha fatti da sola con lo Spirito Santo... Il lavoro degli uomini, probilmente anche più remunerativo, viene scelto come unica strada per mantenersi.
Quante donne in questi mesi hanno rinunciato, sospeso, o completamente concluso il rapporto di lavoro per accudire uno o più figli h24, tappate un casa, magari senza un minimo spazio verde, con età diverse ed esigenze diverse, si sono trasformate in maestre, anche quando per questo titolo non hanno le competenze necessarie??? Ma lo hanno fatto. Zitte, senza lamentarsi, e soprattutto senza una scadenza a questa clausura, senza vedere una fine. Ma, dopo tutto questo tempo, non si può non porsi delle domande... è umano chiedersi "e ora che si fa"?

Perchè ci sono famiglie dove non tutti e due genitori lavorano, non tutti hanno la cassa integrazione (e non si sa per quanto tempo), non tutti hanno lavoro, oppure sono stati costretti a chiudere ma hanno anche affitto e spese fisse che devono affrontare, altri lavoratori a cui dare un salario, oppure lavorano a pieno regime e mettono ogni giorno la propria famiglia a rischio.
C'è chi non può mettere a rischio i nonni, ma non solo... ci sono anche altri casi con malattie. C'è chi i nonni li ha lontani, c'è chi i nonni non li ha affatto, c'è chi non si può permettere una baby sitter... che 8/9 ore al giorno, segnata i regola, con cavolo che prende 600 euro mensili... ma manco in nero...
Ci sono esigenze a cui non è possibile sopperire da soli (e completamente non prese in consideranzione), handicap, difficoltà dell'apprendimento, problemi di salute... che, non sono un specialista, ma non credo miglioreranno in questa situazione.

Dopo due mesi così, anche la ripresa è proporzionale alla povertà.
Esempio: se io azienda ho avuto dei costi e nessun rientro, non investirò, non acquisterò, cercherò anzi di tagliare il più possibile.
Altro esempio: se io dipendente sono stato pagato meno ma ho dovuto affrontare comunque le spese fisse dell'affitto, delle bollette, il cibo... spenderò meno anche dopo, perchè ho già magari attinto ai miei risparmi per "mettere una toppa" a questo momento.
Di tutte le attività che c'erano prima, non so quanti tireranno su ancora la serranda... molte già in ginocchio chiuderanno e altre, messe in condizioni di lavoro a dir poco fantascientifiche (pensate ai parrucchieri che devono disinfettare tutto ogni volta e possono fare un cliente per volta), non apriranno comunque perchè non conveniente.

Non ci sono più buchi per stringere la cintura... e il dogma "la salute viene prima di tutto" vacilla se non si pensa anche a quella mentale, ammesso che non si preferisca impazzire piuttosto che ascoltarsi e avere le palle di fare qualche cosa di concreto.

Ah, dimenticavo... basta ringraziare medici e infermieri... il loro lavoro lo facevano anche prima, diciamogli GRAZIE anche per quando hanno fatto la scelta di questo mestiere PRIMA, non solo quando ci viene comodo perchè abbiamo bisogno.

Non metto immagini, penso che le parole siano già abbastanza.







domenica 29 marzo 2020

forse è ora di cambiare, non solo le lancette dell'orologio

Ci ho messo un po' prima di poter scrivere qualche cosa... per metabolizzare quello che sta succedendo da un mese a questa parte.
Non avrei potuto scrivere di getto, per la Rabbia.
Non avrei voluto scrivere banalità, per Ignoranza.

All'inizio, infatti, ero arrabbiata, le informazioni che giungevano erano confuse, ingannevoli, si diceva tutto e il contrario di tutto (anche ora, in realtà) e non mi davano certezza di capire il quadro della situazione, non capivo davvero con che criterio venissero prese alcune decisioni... come chiudere le scuole e non i posti di lavoro (pubblici e privati), i punti di aggregazione della gente (pubblici e privati).

Una bambina di quarta elementare mi ha fatto un'intervista "per compito" e, alle sue domande, ora, avrei voluto rispondere in modo diverso.
Ma come fai a rispondere alla domanda "Il corona virus ti fa paura?" ad una creatura di 9 anni che ti guarda con due occhioni spalancati, pronta a scrivere... ?
Avrei voluto dirle che tutte le cose che non conosciamo ci fanno paura, che non sono un medico, che non so se questo microscopico virus possa avere davvero quella faccia poco simpatica che ha colorato sul suo quaderno... che non sono le rinunce e le restrizioni di questi giorni a farmi paura, ma quello che ci si può aspettare dopo...
Perchè il dopo non sappiamo ancora quando sarà ma, intanto, questo lasso di tempo che passa, non porta sempre e solo cose buone per dopo...
perchè io "andrà tutto bene" non riesco a dirlo nè a scriverlo proprio di mio...
perchè non ho la verità in tasca, non so nulla e poco posso fare in questi giorni se non salvare in PDF le pagine di un libro di scuola al quale altri non riescono ad accedere...

Ero arrabbiata, sì, perchè avevo dei lavori da terminare, altri ancora da impostare e con i bimbi a casa non è possibile gestire il cliente al telefono, avere idee originali, far fare i compiti al grande e intrattenere quello piccolo, nel mentre di "Ho fame", "c'è la lavatrice da stendere", "mi scappa la pipì" e i miei genitori che non sono stati bene di salute e che quindi erano da monitare a turno.

Ma intanto sono passate due settimane e, quando proprio non sapevo più cosa fare, prendevo e portavo i bimbi a fare una passeggiata nel quartiere: l'ora d'aria.

Poi l'anello se è fatto sempre più stretto, zone gialle, poi rosse, poi emergenza di tutta l'Italia... facendoci per forza capire che la situazione non era facile, non era una semplice influenza (come più volte hanno detto all'inizio), non colpiva solo gli anziani e chi aveva patoligie gravi (che già sono in tanti)..., non riguardava solo la Cina e poco riguardava i cinesi dello "Shun Fa", additati e ghettizzati, che da anni vivono e si ammazzano di lavoro tutto il giorno e tutti i giorni, qui, non nel loro Paese d'origine, che non vedono nemmeno con il binocolo...
Così, a casa nostra e in molte altre famiglie, si è deciso che io e bambini stessimo definitivamene a casa, mentre Marito si esponesse al lavoro (per fortuna nei campi, dove, alla solita tranquilità del paesaggio deserto, si è riversata un sacco di gente per passeggiare e correre), si occupasse settimanalmente della spesa nostra e non solo.
A questo step, la gente, probabilmente anche confusa, si è divisa in due fazioni: quelli che restavano a casa (per paura di essere contagiati e di contagiare i propri familiari) e quelli che proseguivano tranquillamente con la propria routine come se nulla fosse.
Ma la cosa più deprimente di queste incomprensioni è che le due parti si scannavano a vicenda, invece di trovare un punti di incontro, di confronto, di spiegazione, di chiarezza.

Chi passeggiava con il cane era additato dalla mamma e casa con i bimbi, chi era a casa segnalava il tipo che correva sul marciapiede... se portavi un bambino a fare 200 metri in bici eri una mamma degenere, ci sono prima io in fila per il supermercato, ma cosa fai con la mascherina? Carnevale è finito...

Si deve sapere chi è l'untore 0, 1 ecc... non per capire quante persone sono state in contatto e fermare la catena, ma per puntare il dito ancora una volta.
Perchè tra umani è così: quando si sbaglia, si deve trovare il capo espiatorio e metterlo al rogo come le streghe ai tempi dei Medioevo, invece di capire cosa e il perchè è successo, di trovare INSIEME una soluzione, di collaborare perchè lo stesso errore non si ripeta, di migliorarsi.

"Per quanto ci piaccia poter sempre avere un metro di giudizio in tasca, in questo caso dobbiamo lasciarlo nel cassetto.
Se proprio dobbiamo usare un metro di giudizio, usiamo quello della tolleranza e del rispetto delle differenze." (cit. Burabacio che ha scritto un post in merito che trovo molto in linea con il mio pensiero).

Poi è arrivata, non ha bussato alla porta, è stata veloce, la morte, come una doccia fredda...
un caso nel mio paese, uno in quello vicino, bollettini di guerra giornalieri in cui si spera di non riconoscere personalmente nessuno.
E allora mascherine, guanti, distanza di sicurezza e...
"Ma quando riapre la scuola?"
"Oggi andiamo a trovare i nonni?"
E noi ci troviamo a dare risposte che non sono verità... perchè per il mestiere di genitori non c'è un manuale, uno lo fa come riesce, come può, come gli viene dal cuore. Ma non sempre è tutto giusto o tutto sbagliato.
Ognuno è diverso e reagisce a modo suo, ma sempre in attesa di una statistica che migliori, di un annuncio che indichi il miglioramento, di quel giorno in cui diranno che non ci sono più casi, che è finito tutto, che si può tornare a ciò che prima non ci piaceva fare ma che, in questi momenti, abbiamo apprezzato ancora di più...
Forse il dopo ci renderà diversi, più lenti, forse ritorneremo frenetici come prima, forse anche peggio di prima...
forse è ora di cambiare, non solo le lancette dell'orologio.

E a pensarci mi viene da ridere quando, all'inizio dell'anno, avevo chiesto più tempo, forza e ispirazione...
Questo 2020 mi sta davvero mettendo alla prova.



disegno da web







martedì 18 febbraio 2020

idea riciclosa carnevale: tema mattoncini&costruzioni

E' da un po' che non scrivo... ancora una volta... non perchè non abbia idee, ma il mio piccolo è stato ancora poco bene... :(
Ma non potevo mancare all'appuntamento di Carnevale!
Come ogni anno, infatti, mi diverto a realizzare i costumi dei miei bimbi (e anche i miei), utilizzando ciò che abbiamo in casa e un po' fantasia!
Non è sempre necessario saper cucire pezzi di alta sartoria, al limite basta saper dare "due punti" a mano... giusto per reggere il tempo necessario della giornata in maschera!

Quest'anno abbiamo aderito al tema proposto dell'Oratorio del nostro paese "CarnevaLego"... come non cogliere la palla al balzo con una famiglia appassionata di mattoncini e costruzioni!
Tatino grande ha realizzato il costume "mattoncino" con gli Animatori durante il laboratorio di Carnevale organizzato da loro. Il resto della family si è autoprodotta delle semplici maschere e costumi fai-da-te coordinati.
Vi riporto di seguito questa maschera (ho davvero apprezzato l'impegno e la voglia di fare dei giovani della Parrocchia... hanno avuto un'ottima idea!!!) oltre a proporvi altri suggerimenti a tema... sono talmente veloci da realizzare che si possono produrre prima di domenica o del martedì grasso... e a costo pari a zero!

 

Tatino ha fatto il mattoncino di sinistra usando una scatola di cartone di riciclo.
Con tutte le cose che si ordinano sul web è facile reperirne una!
Al massimo potete chiedere i cartoni di scarto di un supermercato.

Io avevo pensato, invece, ad una maschera sul viso abbinata ad una pettorina di cartone sagomata, unita da due bretelle, così da essere più leggera (appoggiando il peso sulle spalle) e meno ingombrante... Ci sono delle espressioni dei visi davvero buffe, oltre a traversimenti più personalizzati come il poliziotto, il pompiere, le principesse... insomma ce n'è per tutti i gusti!



E poi... come non citare il film del mattoncini!!!
Senza tanto cartone... per il personaggio maschile basta un giubbino catarinfrangente (ne possiamo tutti uno in auto!), meglio se arancio, con qualche personalizzazione di finte tasche e scollo camicia con un pennarello indelebile nero.
Per il personaggio femminile già la maschera fa tutto!!! (infatti io faccio questo!)
Il resto del costume, anche se fosse tutto nero senza personalizzazione, rende comunque l'idea!

A questo link troverete le maschere originali da scaricare gratuitamente, basta una stampante e il gioco è fatto... o, se siete bravi a disegnare, potete ricalcarla dallo schermo!
Una volta accoppiato con la colla il foglio ad un cartone, basterà ritagliarlo, fargli due fori ai lati e legare un elastico di misura!

 

Per chi non vuole rinunciare ai supereroi, si può sempre fare Batman, Superman, Supergirl, Joker... oppure l'adorabile gattino del film!!!!

Ora bisogna solo pregare di rimanere indenni fino a domenica! :)


Altre idee riciclose di Carnevale? Leggi qui!!!!
oppure fatti ispirare dalla mia bacheca di Pinterest
E voi da cosa vi travistirete?

venerdì 24 gennaio 2020

parole dell'anno: forza, tempo e ispirazione

Non ho abbandonato il blog, tranquilli... è che gennaio, per certi versi, è anche peggio di dicembre.

Riassunto delle puntate precedenti: quest'anno, oltre ad avere lo spirito natalizio del Grinc, me la sono tirata da sola... piccolo con placche in gola dal 24 al 27 dicembre, io il 26 da seppellire... insomma, buon natale eh! Inutile dire che tra l'ansia (mia) dei compiti e le giornatine NO, non abbiamo fatto un gran che...
Ma, terminato il delirio delle vacanze natalizie, ognuno è tornato alla sua scuola, al lavoro e la casa ha cominciato pian-piano a riprendere sembianze più normali.
Poi mettici gli impegni sportivi dei bambini, i colloqui con le Maestre, nuovi progetti lavorativi da cominciare, marito con congestione... insomma, a parte qualche foto sui social, non ho avuto tempo di scrivere NIENTE.
E poi, una tranquilla domenica, la scorsa, TRACK! Un bel 40 di febbre del piccolo, di nuovo placche in gola, trafila medici (e scrivo solo trafila...), bimbo a casa tutta la settimana. OK, in questi giorni mi viene voglia di andare a vendere banane, ma non qui, nel Corno d'Africa... ho l'illusione che forse, così lontano, nessuno mi romperebbe più di tanto le cosiddette per cose futili, quando io sono già FULL.

Poi mi sono imbattura in una mail che mi ha fatto riflettere.
Parlava di una "parola dell'anno" e, in principio, ho pensato che fosse una di quelle americanate del "credi in te stesso", "vai che ce la fai", "non ti ferma nessuno"...
però, guardando le persone che avevano provato a fare il percorso per trovarla, mi sono accorta che il loro modo di comunicare era ed è diverso, più positivo, trasmettono una bella immagine ma anche un cuore dietro le cose che fanno... per cui mi sono detta: dai, provo! (Al massimo è una cagata!)...perchè è questo che ho pensato davvero... :)

Si tratta di un percorso gratuito in 5 mail (in inglese) che, giornalmente, ti danno dei piccoli compiti e suggerimenti per trovare una parola che ti possa affiancare per il 2020 e che ti possa essere da monito per realizzare (o almeno provare ad avere) degli obbiettivi, o anche solo ad avere più consapevolezze e a stare bene.

Sì, perchè è da un po' che mi sono accorta di essere sempre arrabbiata, con tutto e con tutti, non sopporto più nessuno... un giorno, al pronto soccorso, in coda per essere visitata, mi sono accorta di avere la mia borsa piena di cose per gli altri e non per me... ok, sono una mamma, ci sta... ma io, a parte un assorbente, dove andata a finire?

Premetto che il percorso l'ho fatto molto a modo mio (come, tra l'altro, era più o meno suggerito... diciamo che io l'ho tradotto così...), il momento relax con la voce rilassante l'ho saltato a piè pari perchè proprio non sono il tipo... però, alla fine, ho trovato le mie parole. Sì, perchè ce n'è più d'una.
Quella principale è FORZA, le due che accompagnano sono TEMPO e ISPIRAZIONE.
Ora spiego perchè ho scelto proprio queste.

FORZA: mi trovo in un momento in cui tante volte nella mia testa rieccheggia il "non ce la faccio", sono stanca, mentalmente e fisicamente ma "mi tocca" e quindi lo faccio, con fatica ma lo faccio. Tante volte basterebbe un incoraggiamento positivo per sentirmi un po' più leggera, per capire che LO FACCIO perchè ne ho la FORZA e da quella devo attingere per non demoralizzarmi, per provare e trovare idee, per essere positiva. Non si stratta sempre di forza fisica, ma più di forza mentale... di quel "dai, lo stai già facendo". Spesso il mondo delle mamme è pieno di sensi di colpa... ragioniamo sempre sulle manchevolezze e mai su quello che davvero facciamo, che è tanto e che viene fatto SOLO per la nostra Forza di volontà.
Insomma, FORZA, guarda che il bicchiere è mezzo pieno! Sei già a metà dell'opera!

TEMPO: stava per essere la parola principale, ma ho deciso di metterla come secondaria, non per darle meno valore, ma per affiancare e ricordarmela sempre insieme a FORZA. Non ho tempo, pace. Quella cosa aspetterà, e non muore nessuno. Ho voglia di fare questo... mi prendo il tempo neccesario per farla. Devo pensare ad un progetto, per farlo bene ho bisogno di tempo, me lo prendo. Se lo vuoi per ieri vai da un altro, tanto non te lo fa. (questo, alla fine, non l'ho fatto mai... ma potrei provare a farlo, occhio!). Ho bisogno del tempo e di decidere come e quanto dedicarne a chi dico io, non perchè altrimenti mi sento in colpa.
Se oggi c'è bel tempo vorrei fare una passeggiata fuori, guardare i raggi del sole in inverno, la natura e i profumi della primavera che si risveglia tra una gelata e l'altra.
Perchè oggi è solo oggi, e non torna più.
Spesso tolgo anche l'orologio e se sto facendo una cosa e qualcuno mi richiama ad un'altra, prima finisco quello che stavo facendo, poi faccio l'altra cosa.
Mi riprendo il mio tempo, senza razionarlo, ripartirlo, ri-organizzarlo con piani B... se ce l'ho lo faccio, se non ce l'ho non lo faccio.

ISPIRAZIONE: questa è una di quelle parole che, quando la pronuncio, mi corre un brivido lungo la schiena. In realtà racchiude il significato di tante altre parole. Ispirami a quanche cosa, creare, inventare un'immagine innovativa che rispecchia me e il desiderio del cliente, oppure farmi un gioiello con le mie mani, oppure dipingere insieme ai miei bimbi, ascoltare le note di una canzone, scarabocchiare idee, osservare e prendere spunto da un'immagine...  sono momenti UNICI, CREATIVI a cui non riesco a rinunciare perchè mi fanno sentire VIVA e mi fanno stare bene.


Non è facile ricordarsi tutti i giorni queste parole, senza farsi risucchiare dal vortice degli avvenimenti... quando alle 3.00  di notte mio figlio non stava bene mi sono detta: eh, forza, 'sti cavoli! Questa, uno o più figli pestilenti non li ha!

Non basta una parola. Però, prima o poi, le cose passano... e bisogna sempre ripartire.

E voi, la vostra parola dell'anno ce l'avete?

p.s. Volutamente non ho messo link della Signora S. (che, detto così sembra la versione femminile del Signor S. dei Me contro Te) che propone questa cosa, non perchè non meriti una nota, ma perchè chi vuole intraprendere questo tipo di percorso deve essere consapevole che non sia l'acqua di Lourdes, potrebbe aiutare ma non risolve da sola le cose. Non è una magia, non è un lavaggio del cervello ma, tanti altri, sotto le stesse mentite spoglie, la imitano e "peluccano" soldi a persone fragili.
Prima di divulgare una cosa del genere, io ci vado con i piedi di piombo e la razionalità...sempre, perchè sono fatta così...


disegno da web in stile liberty









domenica 22 dicembre 2019

barriere mentali

Mi capita spesso di osservare la gente, le persone, le mamme...
Penso sempre che i sociologi e chi fa delle ricerche dovrebbe venire ad osservare il crocchio di gente fuori da scuola per capire davvero la realtà che ci circonda, non analizzare dati.

Vivo in un piccolo paese per cui tutti conoscono più o meno tutti e, a volte sembrerò anche un orso che non parla con nessuno, ma guardare, ascoltare e osservare come una persona si pone, come una persona si veste, che parole usa, come rivolge agli altri lo sguardo... mi fa riflettere e capire tante cose...

Come tre anni fa, purtroppo, si tende a raggruppare per etnia la folla, e dentro ogni gruppetto si parla una lingua diversa... solo qualche eccezione, soprattutto tra quelli che abitano da più tempo qui, stanno iniziando a sdoganare questi gruppetti, allargando la cerchia... speriamo possano essere di più...

C'è quel Nonno che arriva a piedi, con la giacca o il cappotto di un taglio antico che non ne trovi più, strisciando il piede sinistro e, ad ogni passo, alzando la spalla sinistra come per compiere un saltino. Arriva dal fondo alla strada e sembra aver camminato a lungo, è visibilmente stanco, tanto da sostenersi vigorosamente alla ringhiera, per tirare un po' il fiato.
Ha una gestualità nel togliersi il cappello quando entra come un teatrante gentiluomo su un palcoscenico. E' straniero, non parla italiano, ma se lo saluti gli si apre un sorriso e china la testa in segno di buongiorno.

C'è una Mamma che, soprattutto quando faceva meno freddo, osservavo per il gusto nel vestire. Non ha capi particolarmente colorati, veste abiti occidentali, non quelli tradizionali delle coetanee, ma hanno dei dettagli di strass, di cuciture, dei tagli che le stanno davvero bene (e che piacciono anche a me, nonostante abbiamo una corporatura differente). Sa portare bene persino la montatura degli occhiali...
Tiene banco nel suo gruppo, si vede che è una energica, una "caciarona" diremmo noi!
Quando dice la sua si aggiusta la giacchetta, come per puntualizzare, ma si vede dal volto che è anche una donna dolce. Quando l'ho salutata una mattina si è visibilemente stupita, non se lo aspettava...
Io non conosco la sua lingua ma, ascoltando quelle donne parlare (tra l'altro hanno una lingua con suoni molto musicali), mi sembra di capire il senso generale del loro discorso, forse perchè qualche volta alternano parole in italiano, forse perchè le mamme hanno tutte un po' le stesse preoccupazioni...

C'è un Papà da solo, le basette canute gli escono dal cappello a basco in feltro grigio, è straniero ma parla bene in italiano, anche con i suoi figli, non guarda il cellulare per ammazzare l'attesa, non parla di calcio con il gruppetto dei papà che si conoscono, si appoggia alla fine della ringhiera in una posa statica e osserva, anche lui, le mamme straniere posizionate davanti a lui, come se quella possa essere l'unica collocazione che possa avere in quel contesto. Ha un cappotto grigio, lungo, elegante... deve fare un lavoro d'ufficio, perchè è sempre ordinato e preciso, al contrario di me, che sembro una scappata da casa...

C'è una Nonna che arriva a piedi con il suo abito tradizionale che, con questo freddo, sembrerebbe troppo leggero, ma che ricopre con un mega sciarpone per riscaldarsi. Si siede sulla panchina, alle elementari, e si rannichia con le ginocchia con un'elasticità da ventenne. Ma anche la sua camminata è a tratti sbilenca, forse anche a causa dell'abito lungo. Non parla italiano, non parla con nessuno... se non con il nipote che attende fuori da scuola. Le siedono al fianco altre Nonne, italiane e straniere, ma pare sia invisibile... E a me verrebbe una voglia di attaccar bottone con Lei che voi non potete immaginare...

Fuori da scuola, nella fila all'ospedale, in un supermercato... troveremo sempre chi è straniero, chi è nuovo, chi non sa parlare la nostra lingua...
Ma, a priori, non dobbiamo porre delle barriere mentali, non dobbiamo erigere dei muri. Io sono curiosa di sapere dove quella Mamma ha comprato quella bella maglietta, dove lavora quel Papà, da dove provengono la Nonna e quanto ha camminato quel Nonno.
Non c'è un "tra noi" e un "tra loro"... perchè andiamo tutti nella stessa scuola, nello stesso asilo, a fare le stesse cose e con gli stessi fini...
Tutti gli stranieri all'estero tendono a fare gruppo fra loro, ma potrei entrarci anche io nella tuo gruppo e tu nel mio ed allargarlo...

Non è vero che se non si conosce la lingua non conosci le persone...
Ci sono linguaggi che vanno oltre parole.

Questo video, per esempio, non so in che lingua sia...
avrebbe potuto essere girato in tutti i paesi e le lingue del mondo,
si sarebbe comunque capito benissimo.





Secondo me alla fine dice: "Scusatemi, era l'unico modo per rivedervi..."
E secondo voi?


Buon Natale



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